Allestito dal professor Benedetto Lanza per documentare la flora vascolare italiana e in particolare le specie critiche e le nuove scoperte botaniche.
Un "naturalista" vecchio stampo
Benedetto "Bettino" Lanza, classe 1924, medico e naturalista fiorentino, professore emerito di zoologia dei vertebrati, ex Direttore del Museo Zoologico "La Specola" e oggi Conservatore Onorario del Museo di Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze, ha dedicato la sua vita alla zoologia, studiando in particolare rettili e pipistrelli. Ad un certo punto ha integrato la sua attività avviando un erbario personale con raccolte effettuate durante le sue innumerevoli spedizioni di ricerca in Italia e all'estero, integrandolo con esemplari raccolti da alcuni collaboratori e con materiale proveniente da scambi istituzionali.
La parte principale del suo erbario è stata acquisita dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino ed è a disposizione degli studiosi di tutto il mondo nell'Herbarium MRSN.
Chi, cosa, dove, quando
Questo erbario è composto 10.446 esemplari: 51 tallofite, 543 pteridofite e 9.852 spermatofite. I campioni, raccolti per lo più tra il 1980 e il 2009, rappresentano oltre 3.500 diverse entità. Circa 9.000 esemplari provengono dal territorio italiano, in particolare da Toscana e Sardegna. Sono presenti alcuni fogli di fine Ottocento, ottenuti da scambi con il museo svedese di Goteborg.
Sono ben rappresentate le pteridofite, grazie ai contributi di Dino Marchetti, e la flora di Toscana, Sardegna e Corsica, studiate dai botanici dell'Erbario di Firenze. I Paesi europei più rappresentati sono Svezia, Spagna e Francia, con molti campioni della Corsica, esplorata da Lanza durante i suoi studi sulle isole mediterranee. I pochi esemplari extraeuropei provengono per lo più dalle spedizioni in Australia, India, Tunisia, Arabia Saudita.
Il valore dell'erbario
Il valore che l'erbario aveva al momento dell'acquisizione è stato incrementato, come per ogni collezione, dall'attività curatoriale di riordino e di catalogazione digitale. La valorizzazione prosegue con l'individuazione di specialisti in grado di studiare i campioni indeterminati, in particolare quelli di località povere di informazioni botaniche.
Al di là del valore scientifico, i numerosi esemplari ben preparati sono molto utili per la produzione di fotografie divulgative e per l'esposizione temporanea. La collezione è già stata validamente utilizzata dal Museo per molte mostre, tra cui quelle dedicate alla flora della Sardegna, agli alberi del Piemonte e alle "Spine, trappole e veleni".