Birutė Galdikas. Born to be wild
Questo è l’ultimo capitolo di una serie che racconta la storia di tre donne fuori dal comune che hanno dedicato la loro vita allo studio delle grandi scimmie antropomorfe e si sono battute per difendere i loro habitat naturali, che hanno messo in atto azioni concrete di contrasto al bracconaggio, al fine di scongiurare il rischio di estinzione di alcune specie.
King Kong
Fino a mezzo secolo fa la nostra conoscenza dei primati non andava molto oltre quella cinematografica di un eccitabile King Kong, che rispondeva allo stereotipo dello scimmione metà uomo, metà animale.
Accettando di condurre per anni un’esistenza dura e a tratti decisamente pericolosa, con le loro osservazioni condotte sul campo, le tre scienziate hanno raccolto informazioni uniche e preziose sui parenti più stretti dell'umanità, le grandi scimmie antropomorfe, con le quali condividiamo molte abitudini comportamentali e alcuni tratti della personalità.
Leakey’s Angels
La fiducia e il supporto del loro promotore, il celebre paleo-antrontologo britannico Louis Leakey, e i congrui finanziamenti concessi dalla National Geographic Society e dalla Wilkie Brothers Foundation, furono determinanti per avviare i progetti di ricerca su tre diverse specie di scimmie.
Jane Goodall lascia l’Inghilterra per occuparsi degli scimpanzé della Tanzania. Diventerà una delle primatologhe più famose, ammirata e imitata da altri giovani ricercatori.
Qualche anno più tardi, Dian Fossey segue le sue orme e si dedica per il resto della vita, fino alla tragica morte che la renderà leggendaria, ai gorilla di montagna del Ruanda.
Infine, Birutė Galdikas, la più giovane delle Leakey’s Angels, accetta la sfida e si trasferisce nelle giungle più profonde del Borneo per studiare gli schivi orangutan (Pongo pygmaeus).
Si realizza d’un tratto un sogno coltivato sin da piccola, ispirato dalla lettura del “Curious George“, la scimmietta protagonista di una serie di libri per bambini.
Oggi quel terzo angelo può essere considerato una delle massime autorità a livello mondiale sulla vita selvatica di questi primati.
Da Wiesbaden a Los Angeles
Birutė Marija Filomena Galdikas, prima di quattro figli, nasce il 10 maggio 1946 a Wiesbaden, in Germania.
I genitori erano rifugiati lituani e al momento della sua nascita erano diretti in Canada. Per qualche anno vissero a Toronto, poi si trasferirono nell’Ontario.
A sedici anni Birutė seguì la famiglia in California dove si iscrisse alla University of California di Los Angeles per studiare psicologia, archeologia, zoologia e antropologia.
Dopo la laurea, nel 1969 frequenta un Master in antropologia ed è in quel periodo, durante una conferenza sui pericoli per la sopravvivenza delle scimmie e la loro importanza per la comprensione dell’evoluzione umana, che incontra per la prima volta Louis Leakey, l’uomo che cambierà la sua vita.
Nelle terre selvagge
Due anni più tardi, nel 1971, Birutė insieme al primo marito, il fotografo Rod Brindamour, si stabilisce nella Riserva di Tanjung Puting, nel Borneo sud-occidentale, uno dei pochi territori sul pianeta rimasto ancora incontaminato.
Leakey l’aiuta ad allestire una base costituita da due capanne in mezzo alla fitta foresta pluviale, un’area raggiungibile solo in canoa, senza elettricità e senza vie d’accesso ai villaggi circostanti.
Camp Leaky, nome dato in onore del leggendario antropologo, diventa un centro di recupero e reinserimento nella foresta di oranghi vissuti in cattività, dando avvio all’Orangutan Research and Conservation Project.
Oggi il campo è più che mai attivo e le sue strutture di legno, ospitano ricercatori, collaboratori, studenti, volontari.
Le persone della foresta
Come per Jane e Dian, anche per Birutė gli inizi non furono incoraggianti. Dovettero trascorrere mesi prima di riuscire ad avvistare un orango, seguirlo fino al suo rifugio e da lì ripartire il giorno dopo.
Andare dietro alle “persone della foresta” - questo vuol dire orangutan nella lingua indonesiana - significava entrare nel fitto di un labirinto vegetale, trovarsi in condizioni estreme, rimanere immersi per ore nell’acqua delle paludi infestate di zanzare, insetti carnivori e sanguisughe, incrociare l’usuale campionario della giungla, dai serpenti ai coccodrilli.
Assumere e mantenere a lungo posture decisamente scomode era necessario per non perderli di vista.
All’epoca, queste scimmie erano tra le meno conosciute al mondo, prima di lei le aveva incontrate solamente Alfred Wallace, a metà del XIX secolo, il naturalista gallese che formulò una teoria dell'evoluzione simile a quella elaborata da Charles Darwin.
La solitudine degli orangutan
Birutė Galdikas documenta per la prima volta il loro ciclo di vita che è particolarmente lento, tanto da esporli a un alto rischio di estinzione, le femmine infatti si riproducono in media una volta ogni otto anni.
Durante i primi sette/otto anni, l’unico cucciolo segue la madre ovunque, mantenendo con lei un rapporto strettissimo e un contatto fisico continuo.
Del resto è lei la maestra di vita da cui apprendere l’arte del sopravvivere, del cercare i frutti, aprire un termitaio per mangiarne gli insetti, costruire il nido per la notte, muoversi sugli alberi della foresta dove passerà gran parte dell’esistenza perché le sue zampe non sono adatte a camminare sul terreno.
In passato si è molto parlato della tendenza degli orangutan a isolarsi. In realtà i giovani instaurano dinamiche sociali con il gruppo, mentre solo i maschi, man mano che invecchiano, trascorrono molto tempo in solitudine nella foresta alla ricerca di cibo, dormono dentro a nidi nascosti nell’intrico di rami e fronde di alberi, fino a trenta metri da terra.
La piccola Princess
Negli anni, Galdikas costruisce relazioni molto intense con gli oranghi orfani che vivono nel campo. Condividono il cibo e dormono insieme.
Lo testimoniano le numerose foto che la ritraggono con i piccoli aggrappati alle sue spalle o portati in braccio.
Crescendo suo figlio assieme alla scimmietta Princess, Birutė nota che le somiglianze tra il bimbo e quel cucciolo sono sorprendenti per quanto concerne l’apprendimento e la comunicazione gestuale, l’uso degli attrezzi, l’emotività e l’espressione dei sentimenti.
La studiosa afferma inoltre che la forza dei legami con questi animali straordinari è pari a quella tra esseri umani.
Un amore per Rennie
L’episodio accaduto a Gary Shapiro, un assistente di Birutė Galdikas, viene ricordato da lui stesso come “forse una delle esperienze più straordinarie che ho avuto con un orangutan”.
In breve: Rennie, un esemplare femmina, ha imparato in poco tempo a comunicare con gli umani attraverso il linguaggio dei segni, e s’intende a meraviglia con il dottor Shapiro.
Così come accadde a King Kong con la bionda Ann, Rennie si innamora di quell’uomo e cerca con ogni mezzo di coinvolgerlo in una relazione amorosa, bella ma impossibile, tentando persino di sedurlo una volta attirato nel suo nido.
Quando Gary riesce a farle capire l’irrealizzabilità della liaison, Rennie è talmente avvilita da lasciare il campo e fare ritorno alla foresta.
Qualche tempo più tardi verrà sorpresa a guardare con grande tristezza una foto di Gary.
Gli orfani trovano casa
Come Dian Fossey, anche Galdikas è stata testimone della caccia agli oranghi da parte di bracconieri che non esitano a uccidere gli adulti per catturare i cuccioli e venderli come animali da compagnia ad acquirenti senza scrupoli.
Ma il commercio è finalizzato anche alla vendita della carne, alla confezione di souvenir e alla produzione di medicinali.
E' una strage senza fine.
Nel 1986 la ricercatrice fonda l’Orangutan Foundation International, di cui è tuttora a capo, che aiuta ad allevare gli oranghi rimasti orfani.
Ogni anno, decine di piccoli vengono salvati, a volte hanno soltanto pochi giorni di vita.
Gli operatori li allevano e insegnano loro a diventare indipendenti, accudendoli fino al momento in cui sono in grado di essere messi in libertà. Non tutti purtroppo ci riusciranno.
Alcuni detrattori della ricercatrice canadese sostengono che gli studi fatti sugli esemplari cresciuti nel campo non possono fornire dati scientificamente accettabili perché non sono rappresentativi di quelli in natura.
Ma, al di là delle polemiche sorte intorno al campo, resta innegabile il valore dell'attività condotta sugli orangutan liberi che ha portato a scoperte importanti su questi animali particolarmente sfuggenti.
A rischio estinzione
A distanza di quasi cinquant’anni passati a fianco delle grandi scimmie rosse, la primatologa canadese è ancora attiva nelle campagne di sensibilizzazione e denuncia del declino della foresta tropicale indonesiana, la seconda al mondo per estensione dopo quella brasiliana, e nelle battaglie per la conservazione della biodiversità, indispensabile per la sopravvivenza degli oranghi e di molti altri animali endemici.
Le due specie di orangutan del Borneo rischiano l’estinzione a causa della sistematica deforestazione illegale che serve a favorire lo sfruttamento minerario dell’area e l’insediamento di piantagioni di palma, sempre più estese, per la produzione di olio.
Nonostante l’impegno del governo indonesiano a combattere il fenomeno, il massacro prosegue senza sosta.
Nel 1995 Birutė Galdikas ha pubblicato Reflections of Eden, un best seller che raccoglie le sue memorie a Camp Leakey dove vive ancora oggi, insieme al suo secondo marito indonesiano e ai suoi figli.