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I giganti degli abissi

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I giganti degli abissi

Giganti degli abissi oceanici, affascinanti e terrifici, che hanno segnato l'immaginario umano in modo profondo e seducente, incarnando gli aspetti più brutali ed enigmatici della natura.

Le balene sono state protagoniste di antiche leggende mitologiche, romanzi epici e favole universali. Hanno attraversato i secoli popolandoli di incubi e sogni.

Dovevano conoscerle bene i Maori che le consideravano spiriti guardiani degli uomini in mare.
E infatti, a dispetto della loro mole inusitata, queste creature antidiluviane che stupiscono per le maestose evoluzioni in acqua, sono perlopiù mammiferi pacifici, estremamente intelligenti e sensibili, con un'inaspettata vocazione per il canto, un'attitudine misteriosa ancora in gran parte da indagare.

Odontoceti o Misticeti?

Noi diciamo “balena”, ma il termine è piuttosto generico, considerato che include tutti i cetacei di grande taglia, dal latino cetus (grande animale marino) e dal greco κῆτος  (mostro marino), a loro volta suddivisi in tre sottordini: gli estinti Archeoceti, risalenti al Miocene, i Misticeti e gli Odontoceti.

Dei Misticeti fanno parte: balene, megattere e balenottere. Si differenziano dagli altri per la totale assenza di denti, sostituiti dai cosiddetti fanoni, lamine di cheratina filtranti, perfette per trattenere in bocca le straordinarie quantità di krill (piccolissimi crostacei), pesciolini e plancton di cui questi mastodonti hanno bisogno per vivere, lasciando fuoriuscire l’acqua.

Durante il periodo estivo, fanno il pieno energetico nelle generose aree polari, accumulando il grasso necessario per affrontare le migrazioni verso le zone tropicali meno ricche di cibo ma più adatte ad accogliere i piccoli appena nati.

Orche assassine

Delfini, orche e capodogli – questi ultimi sono i più grandi  – appartengono invece agli Odontoceti,  provvisti di una poderosa dentatura che ne fa dei temibili cacciatori.

Di norma inseguono singole prede, facilmente ecolocalizzate grazie al sonar, ma nel loro menu si trova un'infinita varietà di animali, pesci di qualsiasi taglia, fino agli squali, leoni marini e pinguini. 
Nei periodi di maggior penuria, le orche arrivano persino a predare cuccioli di altre specie di balena.

Si racconta che nel XVIII secolo, testimoni della cruenta tecnica di caccia delle orche, pianificata in modo da stremare la madre impedendole di proteggere il balenottero che, lasciato solo, veniva facilmente catturato, affogato e ucciso, i balenieri spagnoli fossero così impressionati da tanta ferocia da ribattezzarle "assassine di balene". Una definizione che gli anglofoni tradussero erroneamente con "killer whales", “balene assassine”, utilizzata ancora oggi.

Come ali di farfalla

Il nome balena, dal latino bālaena, bāllaena o bālēna, ha radice greca, phàlaina o phàle, comune anche a tutte le altre lingue indoeuropee: wal  in tedesco, whale  in inglese, val  in svedese.

Secondo una fantasiosa lettura del fotografo Fabrizio Pecori, il movimento in acqua della pinna della megattera ricorderebbe il battito d’ali di una farfalla: “..Così il fatto che entrambe, balena e falena, siano accomunate dalla stessa radice di falòs e fàino - che in greco rimandano a chiaro, luce, apparire, render(si) visibile e manifestarsi...- sembra volerci dire qualcosa che va ben oltre qualsiasi criterio evoluzionistico”.

Animali fantastici

Ma parlare di evoluzione dei cetacei non è affatto semplice, e ancora oggi permangono molti aspetti non completamente chiariti.

Tutti gli studi condotti, supportati anche da recenti ritrovamenti fossili in molte parti del Pianeta, ne confermano l’origine terrestre che conduce all’Eocene superiore, indietro nel tempo fino a 50 milioni di anni.

Di volta in volta, le ricostruzioni dei loro progenitori appaiono come bizzarri patchwork di animali: ungulati, ippopotami, coccodrilli, lontre gigantesche, foche, sino a comporre esemplari che sembrano usciti da un bestiario medievale.

E a proposito di animali fantastici, venduti a caro prezzo dagli speziali di mezza Europa per i loro presunti poteri, a metà del Seicento si scopre che i corni attribuiti al leggendario unicorno, altro non erano che denti di narvalo, un cetaceo munito di lungo dente a spirale che vive nelle inospitali acque artiche.

Invece è un dente vero di capodoglio, istoriato con il sigillo presidenziale, quello messo nella bara di John Kennedy, un dono della moglie Jacqueline che il presidente americano non fece in tempo a vedere, prima che venisse assassinato.

Dalla terra all'acqua

Certamente l’adattamento dei cetacei all’ambiente acquatico ha richiesto milioni di anni e un numero imprecisato di trasformazioni, cancellando le tracce del loro passato di mammiferi terrestri.

E così, il corpo ha assunto una forma affusolata e perfettamente idrodinamica, sul dorso di alcune specie è comparsa una pinna, e il collo rigido è perfetto per il nuoto ad alta velocità.
Gli arti anteriori sono mutati in pinne pettorali, quelli posteriori scomparsi del tutto, mentre, posta in orizzontale, svetta la pinna caudale che funge da propulsore.
Le narici sono migrate invece alla sommità del corpo per  la respirazione in superficie.

Il mondo marino è ricco di luci, suoni e stimoli chimici, ma anche di insidie. Per agevolare la ricerca di cibo, la riproduzione e comunicare tra di loro, i cetacei hanno dovuto modificare anche il sistema sensitivo.
La pelle è diventata un organo reattivo, coperto di meccanorecettori che rilevano le variazioni di pressione, fornendo informazioni utili sulla profondità a cui si trovano.

Il canto delle balene

Pur essendo sprovvisti di padiglioni auricolari, questi mammiferi catturano i suoni attraverso le ossa del cranio, dove la grande presenza di grasso facilita la conduzione.

Ne risulta un udito eccellente, tanto da rilevare sequenze più alte di tre ottave rispetto a quelle percepite dall’orecchio umano.
Tramite l’ecolocalizzazione, il suono diventa uno strumento di comunicazione anche su grandi distanze, che compensa la scarsa visione subacquea.

La produzione di segnali acustici, assai diversa a seconda della specie, è affidata ad organi altamente specializzati, in grado di propagare suoni con particolari caratteristiche di frequenza, lunghezza d’onda e direzionalità, che sono alla base di un efficiente sistema sonar. Qualcosa di simile è presente anche nei pipistrelli.

Balene e balenottere, diffondono suoni tonali con frequenze estremamente basse - ben diverse da quelle degli Odontoceti - che possono coprire distanze superiori ai 1500 chilometri.

La funzione è anche di richiamo amoroso quando i maschi competono tra loro per la conquista della femmina, emettendo una specifica e personale melodia.
E’ il canto delle balene.

Tutti questi segnali sonori si integrano al rumore naturale dell'ambiente, fusi in un insieme complesso nel quale l’uomo interferisce sempre più spesso e pesantemente, provocando un inquinamento acustico che ha un impatto devastante sulla loro vita, talvolta sulla stessa sopravvivenza di queste splendide creature marine.